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Jean Ducamps, fiammingo di Cambrai, è sicuramente uno degli artisti più misteriosi fra coloro che furono i protagonisti, in ambito naturalistico, della grande stagione romana negli anni del terzo e del quarto decennio del XVII secolo. Sappiamo di lui molte notizie dai biografi e dai documenti d'archivio, ma ostinatamente da quasi un secolo, negli studi che lo hanno riguardato, restano indecifrabili il suo profilo di pittore, nonché i dipinti che può aver eseguito in quegli anni. Diversi, e senza successo, sono stati i tentativi di assegnargli un corpus di opere, fino all'ultimo, recente, quando si è per vent'anni pensato che la sua attività pittorica potesse corrispondere al gruppo del cosiddetto Maestro dell'Incredulità di san Tommaso, poi rivelatosi appartenere a Bartolomeo Mendozzi (o Bartolomeo della Leonessa). Gianni Papi in questo volume arriva a una soluzione soddisfacente e recupera una personalità di grande livello qualitativo, il cui linguaggio, pur molto personale, mostra una evidente vicinanza con Simon Vouet, ma risente anche delle esperienze di Cecco del Caravaggio, Spadarino e Bartolomeo Cavarozzi. Completa il volume un'Appendice scritta da Tommaso Borgogelli, dedicata a Giusto Fiammingo, pittore per molti versi altrettanto misterioso e vicino a Ducamps, che trova un'identificazione anagrafica pressoché definitiva.